TROVARE LA PROPRIA IDENTITA’ ATTRAVERSO IL VIAGGIO


sand beach

“Ho deciso di partire per riscoprirmi”

"Ho bisogno di ritrovare me stessa”

Sono tutte frasi che abbiamo detto o sentito almeno una volta e per quanto possano sembrare frasi prese da un cioccolatino hanno in realtà un fondo di verità e portano a trattare un argomento poco discusso e quasi un tabù del viaggiare. Si tende infatti a concentrarsi spesso sull'aspetto esteriore e pratico del viaggio finendo per trascurare di parlare di quello interiore ed emotivo.

Julia Roberts in "mangia, prega, ama", alla ricerca di se stessa non è poi così lontano dalla realtà di coloro i quali vivono il viaggio a un livello più consapevole. Non si tratta di prendere un aereo e tornare magicamente una persona completamente diversa da quando siamo partiti, non è che diventiamo un'altra persona dopo qualche settimana lontano da casa per poi tornare come qualcuno che nè amici, genitori o partner sono in grado di riconoscere, si tratta più di ri-imparare a connettere col proprio IO senza le distrazioni della vita quotidiana; imparare a conoscersi ad un livello più profondo, perchè se c'è una cosa che mi è capitato di notare è che siamo così presi da tante cose dal finire per vivere la nostra esistenza come automi e di come siano poche le persone che sanno davvero cosa vogliono e si amano e conoscono davvero, ma senza allungarci troppo su un tema che avrebbe davvero tanto da essere discusso, torniamo a noi: si tratta di imparare di cosa si è capaci quando ci ritroviamo ad affrontare solitudine e disagio. Specialmente durante il mio ultimo viaggio, in Portogallo, mi sono ritrovata a meditare su come ciascun viaggio è un continuo uscir fuori dalla mia zona di comfort, è un continuo perdere la mia sicurezza, circoscritta ai luoghi e alle persone a me familiari, per riscoprirmi ogni volta, rimodellandomi in una versione di me stessa migliore e di cui io possa essere orgogliosa. Mi spinge a venire a patti con le mie debolezze e anche con i miei tratti negativi per superarli. Mi sono recentemente imbattuta in una frase, non ricordo dove o da chi provenisse, ma affermava che è impossibile rimanere stagnante mentre si viaggia...

Il mio viaggio in Portogallo ( di cui a breve scriverò una dettagliata guida) mi ha portato a soffermarmi su una caratteristica che prima non avevo notato o che forse ancora non esisteva, complice il fatto di non aver viaggiato per due anni così come il periodo storico pandemico di incertezze e paure che ci siamo ritrovati a vivere; mi sono resa conto di come sia diventata più "timorosa", eccessivamente accorta a ciò che le persone potrebbero pensare su cose assurde, il chè onestamente non ha mai fatto parte della mia personalità.

Non potrei quindi, essere più grata di aver avuto nuovamente la possibilità di viaggiare così da venire a patti con le mie paure per poterle affrontare e superare e per liberarmi da un bel pò di zavorra. Spendo due parole sul dire come questo processo di riscoperta è qualcosa che viene da sè, il miglior modo è quello di lasciarsi trasportare, di non tentare troppo o forzare le cose, lasciare che il tutto avvenga in maniera spontanea. Per quel che se ne dica sono fermamente convinta che il viaggio sia l'unico elemento in grado di arricchire una persona a 360°; mi sono ritrovata spesso a fare conversazioni con persone che non hanno mai osato mettere il naso fuori la loro minuscola sfera personale e persone dalle grandi vedute che hanno viaggiato tanto con una mentalità aperta e ricettiva e posso affermare con assoluta certezza che difficilmente ho incontrato una maggiore apertura e sensibilità come nel secondo caso. C'è chi può aver da ridire su come non tutti possano permettersi di viaggiare, ma viviamo in un epoca in cui viaggiare non è mai stato così semplice e alla portata e alle tasche della stragrande maggioranza.

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Viaggiare si è per me trasformato in terapia emotiva, mi ha aiutato a connettere maggiormente con il mio prossimo, non sono stata mai una persona estroversa, ma se prima fuggivo le relazioni sociali ora le accolgo con un sorriso, è infatti grazie all'apertura verso gli altri che scopri nuove prospettive, finendo anche per abbracciare nel proprio bagaglio aspetti della cultura altrui più affini a me.

Nessuno ti conosce e probabilmente non rivedrai più quella persona, il mio nuovo motto mentre viaggio è diventato "Fingi finchè non riesci!", mi spiego meglio: mentre viaggio nessuno mi conosce, nessuno conosce i miei limiti, debolezze o sbagli, ho la possibilità di reinventarmi nella mia versione migliore, di provare cose nuove e di abbracciare nuove sfide, ed eventualmente la possibilità di ricominciare ogni volta e di premere il tasto reset. Il viaggiare mi aiuta a rimanere salda, quando infatti la vita quotidiana, il lavoro, le stesse facce, i problemi, la città cominciano a diventare così opprimenti da far letteralmente fatica a respirare e rischiare di esaurire come un fiammifero consumato, è qui che per me entra in gioco la via d'uscita del viaggio che diventa un salvagente, un modo per ricaricarmi e riconnettere con la mia parte più profonda, diventa davvero un modo per ritrovare me stessa. Sarà perchè non siamo stati creati per vivere come automi, insensibili a ciò che ci circonda, ma quando la necessità di evadere diventa così forte da trasformarsi quasi in un prurito fisico, il viaggio diventa una crema lenitiva. Uno dei tanti aspetti che amo del viaggiare e che sto pian piano riscoprendo in me è il cercare di non sentirsi condizionati da quello che noi percepiamo come convenzioni che altro non sono che catene che creiamo noi stessi. Cerco infatti, di abbattere questi condizionamenti mentali frutto di me stessa, per permettermi di vivere davvero, facendo ciò che mi fa stare bene, e provare quella data cosa che tanto vorrei provare, perchè non è esattamente che io possa riprendere un aereo per avere una seconda chance.

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Viaggiando sono me stessa, così come desidero essere, è dove posso riprendere il controllo, migliorarmi, riprendermi il mio tempo...

 

 

KEP WANDER

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